Un Evento Sottovalutato.
(Tratto da Credit Enhancement di Mario Peruzzi, Editrice IPSOA, 2010)
È sorprendente constatare quanto misterioso possa essere l'atteggiamento dell’ imprenditore di fronte al problema della sua successione: talvolta contraddittorio, spesso ambiguo, quasi sempre fatalista. E capita anche che l’evento venga addirittura rimosso quasi negando la sua ineluttabilità.
In generale, insomma, il comportamento dell'imprenditore alle prese con la sua successione risulta quasi sempre inadeguato.
La successione generazionale costituisce di conseguenza una categoria di rischio con potenziali effetti deleteri nella vita dell’impresa. Ma nonostante essa raffiguri innegabilmente un momento critico di discontinuità aziendale, quel rischio viene molto spesso trascurato o sottovalutato anche da chi, in banca, presiede alla valutazione del merito creditizio.
Il comprensibile atteggiamento di riserbo dell'imprenditore non contribuisce, poi, a mettere bene a fuoco la situazione, ragione per cui si finisce per relegare il ricambio generazionale fra i rischi esistenziali, nonostante se ne possa invece valutare l'impatto con notevole approssimazione. Far luce anche sulla reattività dell'imprenditore di fronte a situazioni non strettamente attinenti il business, consente di completare il quadro valutativo della situazione aziendale.
Ci sono personaggi che nel corso della loro vita imprenditoriale hanno mostrato saggezza e lungimiranza, perspicacia e previsione, intuito e coraggio, ma che poi si rivelano indecisi, inadeguati, disorientati, ondivaghi, di fronte al problema di assicurare continuità alla loro impresa.
Indubbiamente il problema è realmente complesso. Basta per questo pensare all'ipotesi più semplice di un’ impresa di prima generazione con un unico erede disposto a subentrare al padre. Tale disponibilità è condizione necessaria ma non sufficiente poiché tutt'altro che secondarie sono le attitudini imprenditoriali del giovane. E comunque, al di là del suo valore, pesano i sentimenti di fiducia o di sfiducia che il padre potrebbe nutrire nei confronti del figlio. A complicare il quadro c'è purtroppo anche un terzo sentimento, così poco "politically correct" che viene raramente confessato, ma che è invece più comune di quanto si pensi. Si tratta di una certa "rivalità" che si frappone tra padre e figlio, un sentimento complesso, che deforma giudizi e comportamenti ostacolando una serena valutazione dei fatti.
È facile dimostrare, anche sulla carta, che una tale super semplificata ipotesi di ricambio generazionale raccoglie una esigua probabilità di successo: solo una su sei.
Possibili Esiti di un Ricambio Generazionale Semplificato
Senza considerare poi, che anche un tal semplice quadro potrebbe essere ulteriormente complicato dalla difficoltà dello junior ad ammettere ed accettare la propria inadeguatezza.
Purtroppo però nella realtà di tutti i giorni le situazioni reali risultano terribilmente più complicate, ad esempio, dalla compresenza di più figli, dall'esistenza di nuore, generi, nipoti. Ma anche dal numero di generazioni che si sono succedute alla guida dell'impresa; dalla presenza di un coniuge con opinioni sugli eredi non collimanti esattamente con quelle dell'imprenditore; dalla lungimiranza con cui il ricambio viene preparato; dallo stato di salute dell'impresa. E poi ancora dalla personalità dell'imprenditore come pure quella degli altri soggetti coinvolti. Ulteriori complicazioni scaturiscono infine dalle questioni fiscali come pure dai rapporti con clienti, fornitori, banche e dipendenti, anch'essi decisamente interessanti ad un lieto fine della vicenda.
La verità è che ogni caso è veramente "un caso". Le aziende sono un po' come gli esseri umani, ciascuna con caratteristiche originali ed irripetibili che si riversano fatalmente nelle vicende successorie.
Per valutarne compiutamente tutti gli aspetti e cogliere la complessità del processo del ricambio generazionale di una impresa o di un gruppo di imprese a carattere familiare, occorre avvicinarsi meglio ai singoli attori che vi intervengono.