La religione Apple
L’icona della “Mela” rivaleggia per awarness con simboli sacri come la Croce o la Mezzaluna e laici come le orecchie di Topolino o gli svolazzi della Coca-Cola. In pochi anni la Apple ha raggiunto una riconoscibilità universale per merito del suo “guru” Steve Jobbs.
La terminologia religiosa si attaglia molto alla filosofia di Cupertino: ci si “converte” alla Apple, i “concistori” annuali, la “liturgia” del lancio dei nuovi prodotti, il “misticismo” delle presentazioni di Steve Jobbs, l’ “ascetismo” della sua figura consumata dalla malattia, i “catecumeni” estasiati dall’acquisto delle novità.
Ora che il guru è stato costretto a lasciare la sua creatura che ha il primato della capitalizzazione in borsa: 361,5 miliardi di dollari contro i 360 di ExxonMobil.
Riuscirà Tim Cook, il successore, a tenere insieme il team di geni dell’informatica che venerano l’affabulatore Jobbs capace di ipnotizzare generazioni di giovani e meno giovani? Si rivelerà un degno sostituto o un imitatore? Continuerà a funzionare come se nulla fosse il motore di innovazione della Apple?
Interrogativi al momento senza risposta.