Il Problema del Passaggio del Testimone

“E’ meglio camminare pieni di speranza che arrivare”, scriveva più di un secolo fa Robert Louis Stevenson, senza pensare che quella espressione sarebbe potuta diventare una perfetta metafora della vita imprenditoriale.

Tra i tanti modi di spendere la propria esistenza, quella dell’imprenditore è indubbiamente una delle più stimolanti. Il susseguirsi e l’intrecciarsi dei problemi sul breve e sul lungo termine, il desiderio di costruire, la costante ricerca per innovare e rinnovarsi, la possibilità di verificare sul campo l’efficacia delle decisioni, l’alternarsi di successi e insuccessi, l’emozione dei risultati, sono tutti ingredienti capaci di fare della vita un viaggio interessante. Il quale però, come tutti i viaggi, ha una sua naturale conclusione che si realizza con il simbolico passaggio del testimone.

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La ineluttabilità dell’evento si salda alla sua complessità, da cui discende la necessità della sua meditata ed accurata preparazione. L’abbandono del ponte di comando è per l’imprenditore un’esperienza emotivamente critica; occorre quindi prepararsi per tempo all’evento dovendo trasferire non solo la materialità dell’azienda, ma anche l’impronta imprenditoriale che ne ha caratterizzato la vita precedente. Appare quindi altamente impegnativa la preparazione del nuovo leader che deve essere scelto tra chi mostra possedere non solo eccellenti qualità imprenditoriali, ma anche la sensibilità per interiorizzare la visione dell’azienda. Deve inoltre esprimere autentica leadership e quindi la determinazione per trasformare le criticità del ricambio in un’occasione di rinnovo e di rilancio dell’impresa. Si tratta quindi di un processo laborioso e delicato che deve assicurare contemporaneamente equità alla successione e continuità all’azienda. Anche a detta della Commissione Europea che vi ha dedicato un’approfondita ricerca, quello del passaggio generazionale è un processo che si misura in anni.