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Ferrero

19/04/2011- Scompare per un malore in Sud Africa l’A.D. del Gruppo Ferrero

Pietro Ferrero, 48 anni, è stato colto da un malore mortale durante una escursione in bicicletta – la sua grande passione – vicino a Cape Town in Sud Africa, ove si trovava per motivi di lavoro. Portava il nome del nonno fondatore, anche lui scomparso all’età di 51 anni per un attacco cardiaco.

 

09/04/2011 – Assegnato alla Ferrero per la seconda volta il primo posto nella graduatoria reputazionale tra le imprese italiane

Solo qualche giorno fa Monster.it in collaborazione con Anthea Consulting aveva promosso la Ferrero come l’azienda più attrattiva d’Italia per i lavoratori, mentre l’8 Aprile Reputation Pulse 2011, la ricerca sulla reputazione e sui fattori che la influenzano, realizzata appunto da Reputation Institute assieme a Doxa, l’ha posizionata al primo posto in Italia, quanto a reputazione presso il pubblico. La motivazione è stata quella del continuo sforzo di innovazione, di un grande gioco di squadra di tutti i responsabili e collaboratori d’Azienda e di una incessante attenzione nei confronti dei consumatori.

Tra i sette indicatori reputazionali presi in considerazione per la classifica 2011, il Gruppo Ferrero è risultato il primo per cinque parametri: innovazione, eticità, responsabilità sociale, performance economiche e lavoro.

Kennedy

Anche il mito dei Kennedy non supera la terza generazione

 

Edward (Ted) Kennedy è stato l’unico dei quattro figli maschi del coriaceo irlandese Joseph “Joe” Kennedy, a morire anziano di malattia a differenza dei suoi fratelli John e Bob uccisi in attentati e del primogenito caduto in guerra. E lo ha fatto attendendo la morte seduto nella veranda della casa di famiglia di Hyannis Port a Cape Cod.  La grande casa affacciata sulla baia dinanzi a quell’oceano da dove due generazioni prima i Kennedy erano arrivati e nel quale, nell’autunno del 1999, furono disperse le ceneri di John John , l’unico della famiglia che avrebbe potuto rinverdire il mito del Camelot americano, e deceduto invece in un assurdo incidente aereo.

Quella casa è ora contesa tra Ethel, la vedova 83enne di Bob, e Vicki la giovane vedova del senatore Ted.

Il mito dei Kennedy rimane legato a quella grande casa ed a quei  tre ettari di sabbia, erba palustre e canne che servì da fondale al grande film dei Kennedy. Comunque vada a finire, l’epopea di quella dinastia finirà per disperdersi nel vento di Cape Cod che lì i residenti preferiscono chiamare Cape Wind, Capo Vento appunto.

Ligresti

23/12/2011: A ridosso del Natale 2011, i Ligresti hanno deliberato un forte aumento di capitale che diluirà in maniera sensibile la loro quota di partecipazione al gruppo che hanno sinora gestito come un regno assoluto della loro famiglia. Prova eclatante ne è il recente meeting che si è incredibilmente concluso con un applauso agli amministratori nel momento in cui si è trattato di approvare i conti che – aspetto non secondario -  presentavano una perdita di un miliardo.

Chissà cosa succederà alla prossima assemblea quando tra gli azionisti di Fonsai, ci saranno nuovi soggetti. Soggetti che non sarà più possibile mettere alla porta come fece nel 2002 Salvatore Ligresti con il manager Enrico Bondi, voluto da Mediobanca per stemperare la natura esclusivamente familiare del gruppo. Giusto il tempo di incassare il prestito subordinato di Mediobanca per concludere bruscamente e repentinamente l’esperienza del sagace manager toscano, poi grande regista del salvataggio Parmalat.

Da allora i Ligresti avevano fatto il bello ed il cattivo tempo del gruppo, sovrapponendo in maniera non proprio trasparente il business assicurativo (cash maker) con quello immobiliare (cash absorber). Una stagione che appare ora definitivamente chiusa.

Luxottica

27/06/2011: Del Vecchio blinda la cassaforte di famiglia nella prospettiva di un ricambio generazionale.

Mettere ordine nei passaggi generazionali è operazione complicata per definizione perché coinvolge affetti e business. Quello di Leonardo del Vecchio è un passaggio ancor più complesso vista la presenza di sei figli avuti da tre mogli diverse. E quindi il grande imprenditore è ricorso allo Studio Eredi Bonelli Pappalardo, specialista in materia, che ha disegnato una soluzione, forse un po’ bizantina, con il prioritario obiettivo di mettere su un piano di perfetta parità i figli, escludendo però le madri, compensate peraltro adeguatamente con passaggi immobiliari in Italia e all’estero.

Le quote di Delfin S.à.r.l. Lussemburghese, holding di famiglia che contiene le partecipazioni in Luxottica, Generali, Unicredit e Molmed, sono state ripartite tra Leonardo del Vecchio (1,76%) e tre Fondazioni: Delfin I, Delfin II, Delfin III, nelle quali sono state collocate le quote del 16,38% di ciascuno dei figli, nati appunto da tre matrimoni diversi. Del Vecchio si è riservato l’usufrutto delle azioni e, quale single board member, dispone  in pratica anche di tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione. Forse i veri problemi della successione generazionale sono stati solo rinviati..

 

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