Cronaca
L’occasione del passaggio del testimone dell’omonimo gruppo da Luciano ad Alessandro Benetton, suggerisce un aggiornamento delle modalità successorie cui hanno ricorso o stanno ricorrendo i maggiori gruppi quotati.
In casa Benetton ciascuno dei quattro familiari ha indicato il proprio leader, che sono stati collocati in ruoli di rilievo e coordinati al vertice da Alessandro Benetton.
Gli Agnelli hanno invece riproposto la collaudata formula del capo unico, preferendola a soluzioni meno esplicite e più ambigue che sono spesso all’origine delle successive, immancabili controversie.
Nell’azienda di famiglia De Agostini è stato invece sottoscritto un dettagliato patto di famiglia con precisi percorsi degli eredi in ruoli formativi.
Anche i Buzzi di Casale Monferrato che dovevano fare i conti con 11 cugini e 30 biscugini hanno avuto il loro bel da fare: dopo aver selezionato un AD, ne hanno collocati tre in CdA e quattro in azienda con ruoli operativi. Mentre tutti gli altri vengono informati ogni tre mesi nel corso di comitati informali.
Gaetano Caltagirone conserva ancora saldamente le redini del gruppo e per il momento si è limitato ad attribuire ruoli strategici ai tre figli.
Ancora in fase di completamento sono le situazioni delle famiglie Tronchetti-Provera e Leonardo del Vecchio il quale, tuttavia, ha già diviso il patrimonio in sei parti uguali collocandole nella cassaforte di famiglia Delfin.
In casa Moratti hanno lavorato con nuda proprietà ed usufrutto, mentre molta strada deve e ancora essere fatta in casa Berlusconi fino a quando non saranno stati assegnati adeguati incarichi ai tre figli avuti con Veronica Lario.
Più facile la soluzione per Mediolanum ove Doris ha un solo figlio maschio.
Sembra un quadro variegato nel quale, tuttavia, la vera, unica, efficace soluzione per un buon passaggio generazionale – il leader unico – è sovente mimetizzata dietro formule schermate. Dove invece si cerca ancora una coabitazione impossibile, i guai non tarderanno ad arrivare.
Esselunga fatica a passare dalla prima alla seconda generazione. I figli Giuseppe e Violetta contro il padre Bernardo Caprotti (autore, tra l’altro, del libello ‘Falce & Carrello’ contro i suoi avversari delle Coop rosse), con la richiesta di un arbitrato per verificare se le azioni intestate ai figli e detenute presso la Fiduciaria del gruppo BPM, siano state oggetto di appropriazione da parte del padre in vista di una cessione dell’azienda di famiglia ad un gruppo estero. Pare siano interessati ad Esselunga gli spagnoli di Mercadona ed i francesi di Auchan.
E’ andato in porto il tentativo di confermare l’italianità della “1 AR”, la più grande industria orafa aretina fondata nel 1926 dalla famiglia Gori, poi proseguita con un sodalizio con l’altra famiglia Zucchi.
Nel mese di marzo, Sergio Squarcialupi, 73 anni, aretino doc e già proprietario di Chimet (recupero oro da fumi e residui di lavorazione), ha rilevato dalla procedura concordataria della Gori & Zucchi, il marchio e l’attività della vecchia azienda.
Squarcialupi ha disegnato un futuro della nuova azienda nell’ambito della fascia media dei consumi di preziosi, concludendo così l’era Gori & Zucchi che non è riuscita a superare la terza generazione.
Gustavo Zagrebelsky trae spunto da un saggio di Jared Diamond intitolato: “Collasso. Come le società scelgono di morire o di vivere”, per trarne alcune riflessioni sul futuro delle società, le nostre in particolare. Ma l’analogia è facilmente trasportabile in ambito imprenditoriale. Pasqua alla fine del primo millennio, quando i primi esseri umani vi posero piede, era un luogo paradisiaco, una terra fiorente, coperta di foreste, ricca di cibo, capace di ospitare diverse migliaia di persone, divise in clan che convivevano pacificamente. Mentre invece alla vista dei primi navigatori europei che vi approdarono nel 1722, apparve un luogo pieno di desolazione, una desolazione carica di mistero per i suoi 397 megaliti e con poche centinaia di abitanti. Gli studiosi sono però riusciti a sciogliere l’enigma. Gli abitanti di Pasqua, nell’intento di celebrare i fasti del loro presente, causarono una intensa deforestazione che era la loro risorsa primaria , rendendo con ciò il terreno disastrato e infecondo. Questo sfruttamento intensivo e imprevidente delle risorse finì per distruggere il futuro delle nuove generazioni. La parabola di Pasqua suggerisce alle aziende di guardare al breve, ma soprattutto al lungo termine attraverso la ricerca perenne di uno sviluppo equilibrato compatibile con la struttura aziendale.