Cronaca Cronaca

03/10/2011
In rampa di lancio il ricambio generazionale (3° generazione) alla Brembo

La storia di Brembo iniziò cinquant’anni fa, nel 1961, quando Emilio Bombassei e Italo Breda fondarono le Officine Meccaniche di Sombreno. Oggi il figlio Alberto – sostenitore con i suoi collaboratori della celebre teoria dell’ “efficienza infinita” di marca un po’ giapponese (Kaizè) – sta preparando la terza generazione ad ereditare l’azienda, visto che lo stesso Bombassei sarà probabilmente il prossimo Presidente di Confindustria. Per il momento è stato individuato il nuovo manager per il ruolo di AD. E’ Andrea Abbati Marescotti che risponderà al Vice Presidente operativo Matteo Tiraboschi, genero di Bombassei, che continuerà peraltro a ricoprire la carica di direttore finanziario del gruppo.

Terza generazione: momento critico per tutte le aziende, al momento mitigato comunque in casa Brembo dalla permanenza in azienda del boss.

01/10/2011
A Courmayer: il punto sulle imprese familiari

1/10/2011 A cura della Fondazione Courmayer e del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, si è aperto ieri a Courmayer un convegno dedicato a “L’Impresa Familiare: Modelli e Prospettive”.

Si è parlato del controllo delle imprese familiari (che sono l’80% di quelle italiane e ben il 57% delle ottomila realtà con ricavi superiori ai 50 milioni), della forma societaria più idonea, della gestione manageriale, delle responsabilità amministrative ex 231, di finanziamenti  e di fisco. Ma l’attenzione principale è stata riservata alla continuità aziendale messa a dura prova dalle intrinseche difficoltà di ogni passaggio generazionale. Si è così parlato di leadership capace e motivata, di proprietà responsabile, di governance moderna e – soprattutto – di un sistema di regole che sovrintendano alle modifiche di questi elementi.

26/09/2011
Alberto Aleotti lascia la guida dell’azienda

Alberto Aleotti lascia la guida dell’azienda alla primogenita Lucia, già da anni Vice Presidente. Il figlio 39enne Alberto Giovanni ricoprirà cariche importanti, ma il governo del gruppo – con l’uscita del padre Alberto – competerà solo a Lucia Aleotti, la quale non ha alcuna intenzione di aprire a soci esterni, confermando l’opzione della compagine familiare e mantenendo quindi il controllo integrale del gruppo farmaceutico fiorentino.

05/09/2011
Anche il nonprofit soffre il ricambio generazionale

Cominciano ad essere diverse le organizzazioni nonprofit che non possono rinviare ulteriormente il ricambio dei vertici.

E’ un evento questo gravido di difficoltà soprattutto per l’Imprenditoria, ma anche il Terzo Settore non scherza, visti i casi di cronaca più recenti.

Il San Raffaele vede ancora come Presidente, seppure senza deleghe, il novantunenne Don Verzé. Come in un classico caso di impresa a base familiare, il fondatore si identifica con la sua creatura tanto da non preoccuparsi quanto dovrebbe del “dopo”.

S.Patrignano, con l’uscita recente di Andrea Muccioli figlio del fondatore Vincenzo, ha dimostrato il vecchio assunto che alla terza generazione riescono ad arrivare solo il 16-18% delle organizzazioni for profit e nonprofit.

Don Mazzi, fondatore di Exodus, riconosce che è finita l’epoca delle comunità basate sulla figura carismatica del fondatore ed è giunto il momento di assecondare la nascita di organismi collegiali. Dello stesso parere è Umberto Veronesi per ciò che concerne il futuro della Fondazione che porta il suo nome.

Ed anche Emergency, con il nuovo statuto di due anni fa, ha dato spazio alle nuove leve, prevedendo la nascita di due Comitati: il Direttivo con compiti di indirizzo e l’Esecutivo con il compito di far funzionare quotidianamente la “macchina”.

La raccomandazione che in questi casi fa Giulio Sapelli, Presidente di Argis, l’Associazione di ricerca per la governance dell’impresa sociale, è che non si può rimanere a  capo di un’impresa nonprofit per decenni. Poi aggiunge: “Bisogna imparare non solo a donare i propri beni agli altri, ma anche se stessi, separandosi dal comando”. Ed è per tale motivo che suggerisce di inserire negli statuti un limite temporale alla guida: dieci anni. Ma Sapelli va oltre. Guarda anche ad un fronte fino ad ora trascurato, quello della dimensione. “Per anni – dice – sono stato un sostenitore della modernizzazione del mondo cooperativo, ma i risultati  sono che diverse cooperative sono diventate delle vere e proprie imprese capitalistiche mascherate”. Nel Terzo Settore – aggiunge -  va scongiurato questo rischio e ricorda come alcuni ospedali americani scelgano di non crescere perché altrimenti rischiano appunto la eterogeneità dei fini. A suo parere  Il nonprofit non vive se è assistito, ed il rischio  non è una categoria prevista da quel mondo, almeno il rischio equiparabile a quello di “impresa”. Sapelli conclude affermando che l’esperienza gli ha insegnato che nel campo del nonprofit occorre porre un limite alla dimensione ed è meglio piuttosto aiutare altri a crescere.

 

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